Protesta trattori, Centinaio (Lega): “Solo l’inizio della rivolta. Per andare dietro all’Europa continuiamo a sbagliare”

“I trattori sono soltanto l’inizio della rivolta. Per andare dietro all’Europa si continua a sbagliare. È un momento importante e delicato perché per la prima volta gli agricoltori di tutto il continente si sono uniti su un provvedimento che sta impoverendo i cittadini”.

A dirlo Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato e responsabile del dipartimento agricoltura della Lega in un’intervista al quotidiano L’Identità.

Si continua a sbagliare e quindi la Pac non va più bene?

Forse perché confondere le politiche d’indirizzo dell’Unione europea e le politiche nazionali per il settore (la legge di Bilancio, per esempio, ha abolito l’esenzione Irpef per la categoria) consente di confondere le acque mettendo tutto in un unico calderone.

Chi conosce la piazza degli agricoltori giura che sta avvenendo un’insolita sovrapposizione tra simpatizzanti leghisti e di sinistra, un pezzo del governo e dell’opposizione che vanno a braccetto perché mossi da interessi comuni. Non è un caso che proprio in questi giorni si sia svolta una direzione piuttosto animata  della Cia, la seconda associazione di categoria (164 mila iscritti contro i 340 mila della Coldiretti e i 130 mila di Confagricoltura) per arrivare a sintetizzare le (numerose) richieste a favore della categoria: vanno dal rifiuto di lasciare il 4 per cento delle terre incolte come condizione per accedere ai contributi europei al ripristino dell’esenzione Irpef, dagli sgravi fiscali e contributivi alla riduzione dell’esposizione degli imprenditori agricoli al caro tassi d’interesse. Insomma, un settore che in Italia è già molto più tutelato rispetto a Francia e Germania, chiede ancora più tutele. 

Come se fosse un mondo a parte, esente dalle regole di mercato e di tassazione a cui tutte le altre imprese sono sottoposte. Non è un caso, poiché da un po’ di tempo si registra una crescente convergenza della Cia sul terreno della Coldiretti e un po’ tutte le organizzazioni cercano nuovi modelli perché spiazzate dal malcontento diffuso degli iscritti.

Di certo, la protesta degli agricoltori sta infiammando tutta l’Europa e se i trattori sono arrivati fino al cuore delle istituzioni di Bruxelles vuol dire che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Ma il rischio è che in questo frangente si metta in discussione tutto e che tutte le battaglie sembrino uguali, compresa quella per delegittimare la politica comunitaria che categorie di settore stanno affiancando come se non l’avessero mai fatta sua.